Giovinezza e vecchiaia, ma da Aristotele ho preso solo il titolo.
Perché qui la filosofia si potrebbe anche evocare, ma solo con tanta buona volontà, in quanto saranno considerati argomenti e contro-argomenti, forse anche razionali, su tre nuclei tematici che anche la filosofia affronta: la realtà; la condizione umana, singola e collettiva; il bene (e il male).
Ma più che filosofare qui, al massimo, si filosofeggia. Anche se gli argomenti sono –a mio parere- molto seri.
Perché per il titolo di questo post avrei –forse più propriamente- potuto anche prospettare tre interrogativi “attacco ai diritti di voto e di elettorato passivo ?” oppure “giovani contro vecchi? ” o anche, più drammaticamente,“fatwa sugli anziani ?”.
Come mai ? Andiamo con ordine.
La premessa è nota, chiara, inattaccabile ed ampiamente condivisa: l’Italia è uno dei paesi del mondo più gerontocratico (potere detenuto dagli anziani) del pianeta.
Siamo, del resto, ai vertici o fra i primissimi in Europa e nel Mondo per vita media, vicina agli 80 anni per gli uomini e agli 85 per le donne; per indice di vecchiaia, cioè il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), che tende ad 1,50 (siamo al 144,5%) e per disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 35,9% nel marzo 2012.
Ma siamo anche il Paese dove c’è una classe dirigente fra le più vecchie (59 anni di età media, per i dettagli cfr: http://www.corriere.it/politica/12_maggio_17/italia-paese-istituzioni-piu-vecchie_5abc9626-9ff4-11e1-bef4-97346b368e73.shtml).
E si potrebbe continuare.
Dunque la sintesi ddel Prof. M. Livi Bacci ci appare perfetta :“Pur essendo molti di meno, i giovani italiani percorrono assai più lentamente che in passato - e rispetto ai coetanei europei - le tappe che portano all'autonomia dell'età adulta. Completano gli studi, entrano nel mondo del lavoro, mettono su casa, formano la loro famiglia assai più tardi di prima. Pur vivendo bene, in larga misura grazie alle risorse dei genitori, contano poco nella società, nelle professioni, nella politica, nella ricerca, nelle imprese” (cfr: http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&ISBNART=12653)
Se poi a ciò aggiungiamo i macigni economici che gli anziani stanno lasciando ai giovani, cioè un debito pubblico record (che soprattutto i giovani dovranno pagare); il costo elevatissimo, attuale e futuro, delle pensioni (che è e sarà pagato con i contributi previdenziali dei giovani: ma a Loro la pensione chi gliela pagherà?) ; un servizio sanitario, di cui i meno giovani sono i maggiori utenti, inefficiente e costosissimo e la sostanziale assenza negli ultimi decenni di serie riforme strutturali, un'altra “frase-slogan” calza a pennello :
“La nostra società è cinica come la sua élite”.
(Carlo Carboni, in http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842086024)
Se queste sono le premesse, gran parte delle recenti considerazioni, delle tesi, di un giovane e brillante professore (Alessandro Rosina, in http://www.linkiesta.it/blogs/degiovanimento/l-anomalia-italiana-il-paese-con-le-first-lady-piu-vecchie-del-mondo ) si possono -credo- ampiamente condividere.
Rosina, “partendo dal riconoscimento pressoché unanime del fatto che troppo volte negli ultimi anni la difesa della condizioni, spesso dei privilegi, dell’oggi sono andati a scapito dell’investimento sul domani …” afferma che “….se vogliamo allora dare più peso al futuro, non esiste altra via che quella di fare in modo che le istanze e gli interessi delle nuove generazioni vengano prese nella giusta considerazione nell’agenda politica”.
Giusto !
Il Professore prosegue: “ Questo implica dare più consistenza a quella componente della popolazione che al futuro è, per sua natura, più interessata, ovvero a chi vivrà maggiormente le conseguenze, positive o negative, delle scelte prese oggi. Questa componente è costituita dalle giovani generazioni, il cui peso però, si è drasticamente ridotto nel tempo”
Si, ma come ?
Ecco le Sue soluzioni: “Varie proposte si possono avanzare. Tra queste c’è: l’abbassamento dei voto ai 16 anni; il voto ai genitori per i figli minorenni; la soppressione dei vincoli anagrafici per accedere al Parlamento” e fino a qui si può discutere.
Ma il giovane demografo prosegue con quella che potrebbe apparire come una vera e propria “fatwa”.
Propone infatti
Ø la ponderazione del voto con l’aspettativa di vita residua (più futuro si ha davanti più il voto conta);
Ø l’introduzione di un limite dell’elettorato passivo a 70 anni.
La prima idea viene dallo stesso Rosina e dal Prof. Balduzzi. I due studiosi hanno metodologicamente ben strutturato e proposto che il voto degli anziani debba avere un peso inferiore a quello dei giovani in una scala che attribuisce un valore di 1,42 al voto di un ventenne e di 0,82 a quello di un ottantenne (per i dettagli e per i numerosi commenti, cfr http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002695.html).
La seconda, esplicitamente dichiara che è … “plausibile intervenire direttamente sull’elettorato passivo: i cittadini con più di 60 anni perderebbero l’elettorato passivo (pur conservando quello attivo) contribuendo con la loro esperienza alle elezioni di candidati con voglia ed energia, ma lasciando la possibilità ai più giovani di coprire le cariche politiche più decisive per il futuro del Paese.” (cfr: http://www.datagiovani.it/newsite/2012/02/riforma-elettorale-dare-peso-ai-giovani/?fb_ref=.T6EmDy_73BE.like&fb_source=home_multiline )
Rosina ha dunque regalato 10 anni perche l’idea originaria, come sopra riportata, abbassava a 60 anni l’impossibilità di candidarsi e viene da un “Gruppo” che vorrebbe … “rappresentare una sorta di sindacato dei giovani, un ambiente virtuale in cui dare spazio e voce ai giovani e, perché no, dare suggerimenti e presentare proposte perché il Governo centrale e quelli locali facciano di più per coloro che non solo dovranno sostenere l’economia di domani ma anche farsi carico delle problematiche di un Paese sempre più vecchio.”
Direte: scherzano. Neanche per idea !
Le proposte stanno facendosi strada e sono state anche oggetto di un importante convegno alla Università Cattolica di Milano
Un breve resoconto del dibattito, con foto e materiale, lo potete trovare in Politica, più peso ai giovani in
Il tema posto è stimolante, dirompente, ed il dibattito perciò continuerà …
Ma, in termini filosofici siamo forse in presenza di una “fallacia pragmatica” dove si eccede nel collegare detto e atto.
I problemi ci sono, ma queste certamente non sono azioni utili per cancellarli !
In parole più chiare, quelle prospettate non sono soluzioni al grave malessere, alla –per dirla con Livi-Bacci- “sidrome del ritardo” che attanaglia i giovani; se attuate, potrebbero solo produrre un “vulnus” ai diritti degli anziani ed alla democrazia.
Se poi a ciò aggiungiamo i macigni economici che gli anziani stanno lasciando ai giovani, cioè un debito pubblico record (che soprattutto i giovani dovranno pagare); il costo elevatissimo, attuale e futuro, delle pensioni (che è e sarà pagato con i contributi previdenziali dei giovani: ma a Loro la pensione chi gliela pagherà?) ; un servizio sanitario, di cui i meno giovani sono i maggiori utenti, inefficiente e costosissimo e la sostanziale assenza negli ultimi decenni di serie riforme strutturali, un'altra “frase-slogan” calza a pennello :
“La nostra società è cinica come la sua élite”.
(Carlo Carboni, in http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842086024)
Se queste sono le premesse, gran parte delle recenti considerazioni, delle tesi, di un giovane e brillante professore (Alessandro Rosina, in http://www.linkiesta.it/blogs/degiovanimento/l-anomalia-italiana-il-paese-con-le-first-lady-piu-vecchie-del-mondo ) si possono -credo- ampiamente condividere.
Rosina, “partendo dal riconoscimento pressoché unanime del fatto che troppo volte negli ultimi anni la difesa della condizioni, spesso dei privilegi, dell’oggi sono andati a scapito dell’investimento sul domani …” afferma che “….se vogliamo allora dare più peso al futuro, non esiste altra via che quella di fare in modo che le istanze e gli interessi delle nuove generazioni vengano prese nella giusta considerazione nell’agenda politica”.
Giusto !
Il Professore prosegue: “ Questo implica dare più consistenza a quella componente della popolazione che al futuro è, per sua natura, più interessata, ovvero a chi vivrà maggiormente le conseguenze, positive o negative, delle scelte prese oggi. Questa componente è costituita dalle giovani generazioni, il cui peso però, si è drasticamente ridotto nel tempo”
Si, ma come ?
Ecco le Sue soluzioni: “Varie proposte si possono avanzare. Tra queste c’è: l’abbassamento dei voto ai 16 anni; il voto ai genitori per i figli minorenni; la soppressione dei vincoli anagrafici per accedere al Parlamento” e fino a qui si può discutere.
Ma il giovane demografo prosegue con quella che potrebbe apparire come una vera e propria “fatwa”.
Propone infatti
Ø la ponderazione del voto con l’aspettativa di vita residua (più futuro si ha davanti più il voto conta);
Ø l’introduzione di un limite dell’elettorato passivo a 70 anni.
La prima idea viene dallo stesso Rosina e dal Prof. Balduzzi. I due studiosi hanno metodologicamente ben strutturato e proposto che il voto degli anziani debba avere un peso inferiore a quello dei giovani in una scala che attribuisce un valore di 1,42 al voto di un ventenne e di 0,82 a quello di un ottantenne (per i dettagli e per i numerosi commenti, cfr http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002695.html).
La seconda, esplicitamente dichiara che è … “plausibile intervenire direttamente sull’elettorato passivo: i cittadini con più di 60 anni perderebbero l’elettorato passivo (pur conservando quello attivo) contribuendo con la loro esperienza alle elezioni di candidati con voglia ed energia, ma lasciando la possibilità ai più giovani di coprire le cariche politiche più decisive per il futuro del Paese.” (cfr: http://www.datagiovani.it/newsite/2012/02/riforma-elettorale-dare-peso-ai-giovani/?fb_ref=.T6EmDy_73BE.like&fb_source=home_multiline )
Rosina ha dunque regalato 10 anni perche l’idea originaria, come sopra riportata, abbassava a 60 anni l’impossibilità di candidarsi e viene da un “Gruppo” che vorrebbe … “rappresentare una sorta di sindacato dei giovani, un ambiente virtuale in cui dare spazio e voce ai giovani e, perché no, dare suggerimenti e presentare proposte perché il Governo centrale e quelli locali facciano di più per coloro che non solo dovranno sostenere l’economia di domani ma anche farsi carico delle problematiche di un Paese sempre più vecchio.”
Direte: scherzano. Neanche per idea !
Le proposte stanno facendosi strada e sono state anche oggetto di un importante convegno alla Università Cattolica di Milano
Un breve resoconto del dibattito, con foto e materiale, lo potete trovare in Politica, più peso ai giovani in
Il tema posto è stimolante, dirompente, ed il dibattito perciò continuerà …
Ma, in termini filosofici siamo forse in presenza di una “fallacia pragmatica” dove si eccede nel collegare detto e atto.
I problemi ci sono, ma queste certamente non sono azioni utili per cancellarli !
In parole più chiare, quelle prospettate non sono soluzioni al grave malessere, alla –per dirla con Livi-Bacci- “sidrome del ritardo” che attanaglia i giovani; se attuate, potrebbero solo produrre un “vulnus” ai diritti degli anziani ed alla democrazia.
Come potete immaginare nella questione non sono neutrale.
Sono infatti nella fascia di età (60-74enni pari a 9,8 milioni) che viene contrapposto all’elettorato di 30 anni o meno, pari a 7,5 milioni.
E, sia ben chiaro, come tutti i miei coetanei, tengo molto, a figli e nipoti (e, più in generale, ai giovani) ma anche a conservare integralmente ciò che la Costituzione garantisce.
Già, perché la Costituzione italiana, all'art. 48, afferma che «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età».
Aggiunge che il voto è personale (non può essere dato per delega da un rappresentante); eguale (ogni voto vale indipendentemente da chi l'ha dato); libero (nessuno può essere costretto a dare un voto diverso da quello voluto); segreto (a garanzia della libertà e per evitare indebite pressioni o ritorsioni).
Mi permetto anche di ricordare ai “baldi giovani” che non sempre tutti i cittadini hanno potuto esercitare il diritto di voto: al momento dell'unità d'Italia, poteva votare soltanto chi possedeva un certo reddito (il 2% della popolazione); poi vennero esclusi gli analfabeti; dal 1919 il diritto di voto fu esteso a tutti gli uomini maggiorenni (suffragio universale maschile); il regime fascista, eccetto che all'inizio, non indisse più elezioni; soltanto nel 1946 ebbero il voto anche le donne.
E, infine, sull’elettorato passivo, all’art. 51, comma 1, la Costituzione aggiunge che « Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere … alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge…”.
E, almeno sino ad ora, per la legge non sono candidabili “i condannati con sentenza passata in giudicato per gravi delitti, condannati per uno stesso reato non colposo a pena non inferiore a due anni o coloro sottoposti a misure definitive di prevenzione per reati di stampo mafioso”.
Ma, se venisse attuata la proposta, fra i non candidabili (e quindi anche non eleggibili) ci sarebbero i “vecchi” di 60 (o 70) anni ed oltre !